Sestesi celebri

Fosco Giachetti

Fra i personaggi illustri cui ha dato i natali Sesto Fiorentino figura certamente Fosco Giachetti, uno dei più popolari attori di cinema e di teatro del secolo scorso. La sua vita artistica nasce sul palcoscenico con gli spettacoli cosiddetti di fine settimana ma poi ‘per la febbre che mi ardeva dentro’, come lui stesso annota, nel 1926 decide di passare al professionismo insieme alla moglie, Vera Calamai, con la quale ha cominciato a recitare già da alcuni anni e continuerà ancora per decenni.

Esordiscono nella compagnia del leggendario Ermete Zacconi, poi con Renzo Ricci, quindi per sei stagioni sono ingaggiati dalla grande Tatiana Pavlova. Furono anni professionalmente molto importanti per Fosco sia per la qualità dei testi interpretati che per i metodi di lavoro. Il passaggio al cinema fu graduale ma deciso e nel 1934 interpretò ben tre film, due dei quali da protagonista.

Alla formazione dell’attore Fosco Giachetti contribuì anche, tra il 1935 e il 1936, Luigi Pirandello che dirigeva la compagnia teatrale costituita con Marta Abba; in quella stagione fu messa in scena La Figlia di Iorio, il capolavoro dannunziano. Altro personaggio decisivo nella vita di Fosco è stato Gioacchino Forzano, drammaturgo e scopritore di talenti, che dirigeva in quel di Tirrenia il Cinevillaggio Pisorno, la prima vera struttura a ciclo completo per la produzione di film; da questo incontro in sostanza nasce il professionista del cinema e il 1936 inizia la luminosa parabola del Giachetti che hanno conosciuto le generazioni a cavallo della seconda guerra.

Dopo aver interpretato circa settanta film, Fosco appare per l’ultima volta in L’erede del 1972. Un collasso cardiaco gli fu fatale qualche giorno prima del Natale 1974. La salma fu tumulata nella tomba di famiglia in quella Sesto Fiorentino da cui non si era mai voluto distaccare.

[da FOSCO GIACHETTI di Fabrizio Borghini – Ed. Play Time FI – 1989]

Augusto Brogi

Singolare fu la vicenda artistica di Augusto Brogi. Nato a Sesto Fiorentino nel 1847 e formatosi sotto la guida dei maestri Romani e Bianchi all’Istitituto Musicale di Firenze, debuttò con successo come baritono nella stagione 1871/’72 al Teatro Pagliano, oggi Verdi, nella Contessa di Amalfi di Petrella. Dopo i teatri fiorentini, che lo videro protagonista per molte stagioni, fu la volta dell’ Apollo di Roma, della Scala, del Dal Verme e del Manzoni di Milano, della Fenice di Venezia, del Comunale di Bologna; seguiti, in un crescendo di successi, dai maggiori palcoscenici di Parigi, Vienna, S. Pietroburgo, Stoccolma, Pest, Copenaghen e Mosca, fino a Buenos Aires e Rio de Janeiro.

Il suo sterminato repertorio contava oltre 70 titoli, e comprendeva le massime opere di Verdi, Rossini, Bellini, Donizetti, Spontini, Mercadante, oltre a molte opere francesi, in particolare di Meyerbeer, Gounod e Bizet. Tra gli eventi determinanti della sua carriera ricordiamo la prima rappresentazione dei personaggi di Don Rodrigo nei Promessi sposi e del Marchese di Savemy nella Marion Delhorme di Ponchielli, espressamente richiesto dall’autore, e la sua partecipazione ad una messinscena di Aida su invito dello stesso maestro di Busseto.

Ed è ad un altro titolo verdiano che è legata la singolarità della vicenda di Augusto. Chiamato a studiare l’ultima opera di Verdi, l’Otello, per la parte di Iago, il cantante sestese si accorge che il tenorile ruolo di Otello gli è più confacente. E così, dopo 15 anni di carriera da baritono, Brogi ne avvia un’altra da tenore, che lo riporta per i successivi 15 anni sugli stessi palcoscenici, spesso alle prese con le stesse opere, ma in altri ruoli, sempre entusiasticamente applauditi.

Le cronache musicali ricordano che alla facilità di emissione, al timbro morbidissimo, alla dizione e al gesto esemplari,Augusto uni va la capacità di interpretare con pertinenza personaggi assai diversi tra loro. Mancano purtroppo documenti discografici, della cui fedeltà di riproduzione il cantante diffidava. Augusto Brogi muore a Firenze all’inizio del 1917, nella sua casa di via della Pergola. L’Italia è in guerra e alla notizia della sua morte viene dedicato poco più di un trafiletto.

[adattato dal testo di Sebastiano Bon per il libretto VAGA ANCORA IL CANTO, ed. Pro Loco Sesto F.no – 2007]

Renato Brogi

Fu sotto l’affettuosa tutela dello zio Augusto che Renato Brogi (Sesto Fiorentino, 1873) ottenne le sue prime nozioni musicali, venendo poi ammesso al Regio Conservatorio di Firenze, alla classe di pianoforte del Becucci. E fu sempre per iniziativa dello zio che dopo il diploma Renato si recò a Milano, dove studiò composizione con Vincenzo Ferroni, importante didatta.

La sua prima affermazione come compositore avvenne in campo operistico: la vittoria del concorso Steiner a Vienna, con La prima notte, opera tratta da una fiaba di Andersen, andata poi in scena al Teatro Pagliano nel ’98. Con il suo secondo lavoro, Oblio, tenuto a battesimo alla Pergola dal tenore Antonio Paoli, Renato si allinea all’estetica del verismo.

Un lungo lasso di tempo, ben 16 anni, separa quest’ opera dalla successiva, per motivi ancora non chiariti. Renato continua però alacremente a produrre nel campo della musica strumentale, corale, pianistica, e soprattutto in quello delle liriche da camera. o “romanze da salotto”, genere in cui si trova in competizione principalmente con Francesco Paolo Tosti, ma anche con Puccini, Mascagni e Pizzetti. Brogi ne compone un gran numero, utilizzando tra l’altro testi di D’Annunzio, Carducci e Fucini. Il sestese vi profonde una vena lirica schubertiana, con aperture al mondo impressionistico, pur non allontanandosi da un linguaggio tardoromantico. Una scorsa alle dediche rende conto dell’ampiezza del suo entourage musicale: spiccano i nomi di Titta Ruffo, celebre baritono pisano, di Gemma Bellincioni, prima Santuzza mascagnana, di Busoni e di Consolo. Probabile è un suo incontro con Caruso, di cui mancano peraltro adeguati riscontri.

Finalmente, nel 1920 al Politeama Fiorentino, la terza opera, Isabella Orsini, affidata alla bacchetta di Vincenzo Bellezza, che può vantare la positiva recensione di Pizzetti sulla Nazione. L’opera viene poi ripresa al Costanzi di Roma, quindi varca l’oceano e approda a Rio de Janeiro, a San Paolo in Brasile e a Buenos Aires, con discreti successi. Nel ’23 Renato Brogi debutta come compositore d’operetta con Il Bacco in Toscana. cui seguono le Follie veneziane. Purtroppo, nell’agosto del ’24, un tumore stronca la sua ancor promettente e versatile carriera.

[adattato dal testo di Sebastiano Bon per il libretto VAGA ANCORA IL CANTO, ed. Pro Loco Sesto F.no – 2007]

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